Un termine, diventato molto diffuso tra gli specialisti, è MIGS (Minimally Invasive Glaucoma Surgery) e indica le tecniche mininvasive per il glaucoma. È un termine ‘ombrello’ che include molte tecniche, ideato dal professore canadese Ike Ahmed nel 2008.
Lo evidenzia Matteo Sacchi, Responsabile Centro Glaucoma della Clinica Oculistica dell’Università degli Studi di Milano e membro del Comitato Scientifico di SIGLA, Società Italiana Glaucoma. Esistono tre tipi di MIGS: coroideali, angolari e sottocongiuntivali.
Le prime sono state un po’ abbandonate perché la via coroideale di deflusso tende a cicatrizzare precocemente.
Quelle angolari sono le ‘vere’ MIGS: il termine nasce con loro, che sono utilizzate in combinazione con l’intervento di cataratta. Si sfrutta l’intervento per impiantare piccoli dispositivi che servono per tenere maggiormente sotto controllo la pressione oculare. Hanno lo scopo di alleggerire la terapia medica in un paziente con glaucoma compensato che sta affrontando l’intervento di cataratta.
I MIGS sottocongiuntivali sono quelli verso cui c’è più interesse in questo momento, perché consentono una chirurgia filtrante più vicina in qualche modo alla trabeculectomia. Consentono di limitare il rischio di ipotono insito nella trabeculectomia.