Il Long Covid implica una gamma di sintomi debilitanti, che 1 su 10 dei pazienti colpiti dal virus sopportano a lungo dopo il recupero dall’infezione acuta, tra cui annebbiamento cerebrale, mal di testa, affaticamento, perdita del gusto o dell’olfatto.
Una spia di questa problematica potrebbero essere gli occhi e nello specifico un danno ai nervi che è possibile osservare nella cornea. Lo evidenzia una ricerca su un campione ristretto e i cui risultati interessanti devono essere ulteriormente consolidati svolta dalla Necmettin Erbakan University, in Turchia, pubblicata sul British Journal of Ophthalmology.
Il danno ai nervi nella cornea può essere rilevato da una tecnica laser non invasiva chiamata microscopia confocale corneale (Ccm), che in generale viene utilizzata per identificare anomalie corneali legate a una serie di malattie, come danni ai nervi da diabete, sclerosi multipla, e fibromialgia.
In questo caso, il team di ricerca l’ha utilizzata per vedere se riusciva a identificare il danno al nervo corneale e l’aumento delle cellule dendritiche (un tipo di cellula del sistema immunitario) in caso Long Covid. Sono stati confrontati i risultati di 40 pazienti con precedenti infezioni da COVID-19 con 30 individui sani che non avevano mai avuto la malattia.
La conclusione è che la microscopia confocale corneale può essere utilizzata per aiutare a indicare il Long Covid, in quanto le scansioni corneali di un sottogruppo di partecipanti alla ricerca che aveva avuto la malattia, specificamente che aveva riportato sintomi neurologici, mostrava un maggiore danno e perdita delle fibre nervose corneali, insieme a un numero più elevato di cellule dendritiche rispetto ai partecipanti sani.