La retinopatia diabetica è una delle complicanze del diabete di lunga durata e colpisce due diabetici su tre dopo 20 anni di malattia ed è, nel nostro Paese e nei Paesi industrializzati, la prima causa di cecità in età lavorativa.
Tuttavia, se è vero che la possibilità di essere colpiti da retinopatia diabetica è più elevata se si è ammalati di diabete da un tempo molto lungo, è altrettanto vero che questa complicanza è evitabile, o comunque ritardabile, con un buon controllo glicemico, con una dieta corretta e un’attività fisica regolare e sottoponendosi a periodici controlli oculistici.
La retinopatia diabetica danneggia il fondo dell’occhio, perché la malattia diabetica, con il passare del tempo, altera i vasi sanguigni presenti al livello della retina.
Esistono due forme di retinopatia diabetica:
- una detta non proliferante, è la fase iniziale della malattia: i piccoli vasi sanguigni della retina iniziano a perdere sangue e fluido, con la formazione di microemorragie e microaneurismi;
- l’altra detta proliferante, la forma più grave. In quest’ultimo caso si formano nuovi vasi che possono sanguinare causando emorragie più o meno massive, distacco di retina sino alla cecità, glaucoma neovascolare.
Nella fase iniziale della retinopatia diabetica possono non esserci sintomi; però è sicuramente molto importante non aspettare di aver problemi alla vista per farsi visitare. Rapidi cambiamenti dei valori glicemici, anche in assenza di retinopatia, possono comportare transitori annebbiamenti della vista. Se il diabetico nota un peggioramento della vista perdurante più di qualche giorno, e non associato a uno sbalzo glicemico, è importante farsi visitare con urgenza da un medico oculista.
Infatti può accadere che la macula, la parte centrale e più nobile della retina, a causa della malattia diabetica, può riempirsi di liquido (edema) e sangue, la visione si offusca più seriamente, e il recupero visivo, anche dopo trattamento è più difficile. Se invece si vedono improvvisamente punti neri, corpi mobili o un completo annebbiamento nel campo visivo, potrebbe trattarsi di un sanguinamento interno dovuto alle alterazioni delle strutture dei vasi retinici.Per la diagnosi iniziale di retinopatia diabetica vengono eseguiti i seguenti esami:
- foto a colori del fondo, eseguita con il retinografo;
- fluorangiografia retinica, se vi sono segni di retinopatia diabetica proliferante per definire la presenza di aree ischemiche;
- tomografia assiale computerizzata (OCT), che permette di studiare in dettaglio la macula e il nervo ottico.
La prevenzione è assolutamente il miglior trattamento per la retinopatia diabetica. Uno stretto controllo della glicemia riduce il rischio di perdita visiva in modo significativo.
Il trattamento da parte dell’oculista diventa necessario qualora sia insorto un edema maculare o se la retinopatia tenda o sia già divenuta proliferante.
Nel caso dell’edema maculare la terapia si avvale della combinazione di un trattamento laser e con iniezione intravitreali di farmaci anti-VEGF o steroidi.
Questi farmaci sono iniettati direttamente nell’occhio con una puntura. Non è un vero e proprio intervento chirurgico, sebbene sia eseguito in sala operatoria. I rischi sono molto bassi, se si rispettano le procedure, ma includono le infezioni intraoculari, e vanno quindi evitati.
Tuttavia i risultati di questa strategia terapeutica dipendono in larga parte dalle condizioni in cui si presenta il paziente. Tanto migliore la situazione visiva iniziale, tanto più alte le possibilità di preservare la vista. In ogni caso, sono necessari più di un trattamento laser e/o più di un’iniezione trattare l’edema maculare associato a retinopatia diabetica. In particolare le iniezioni intravitreali sono di solito ripetute ciclicamente, fino a che l’edema non sia del tutto scomparso o sino al punto in cui nessun ulteriore miglioramento sia prevedibile.
La fase proliferante della retinopatia diabetica è trattata in maniera simile, con il laser e spesso anche con le iniezioni. Qui la situazione però è diversa: il laser serve in questo caso a distruggere la retina ormai danneggiata, impedendo il rilascio di sostanza che favoriscono la crescita di nuovi vasi.
Qualora tuttavia ci si trovasse di fronte una situazione già compromessa e complicata dalla presenza di sanguinamenti interni o distacchi retinici, l’unica soluzione è chirurgica con la vitrectomia.
Anche in questo caso, la prognosi dipende dalle situazioni di partenza.
In seguito alla diagnosi di diabete è vivamente consigliabile prenotare tempestivamente una visita oculistica, in modo da valutare le condizioni visive e lo stato della retina. Sarà poi l’oculista a indicare la data più opportuna per la visita successiva e potrà adottare la terapia più idonea ed efficace.
Le linee-guida SID (Società Italiana di Diabetologia) e AMD (Associazione Medici Diabetologi) raccomandano intervalli di screening ogni due anni, se la retinopatia è assente all’ultimo controllo, un anno se lieve, sei mesi o direttamente invio a consulenza se si riscontra retinopatia moderata o più grave.
Se si soffre il diabete di tipo 1 può essere opportuno controllare il fondo dell’occhio almeno una volta l’anno.
[a cura di: Dr. Vittorio Picardo – EyesON]