D: Per iniziare la conoscenza con i nostri lettori, vuole illustrarci come si articola la sua attività accademica e di ricerca?
R: Sono un ricercatore a tempo pieno nei Dipartimenti di Oftalmologia e Scienze Visive, Fisiologia e Biofisica e Neuroscienze mediche alla Dalhousie University di Halifax, Canada.
Passo la maggior parte del mio tempo a condurre ricerche e a supervisionare i miei studenti e tirocinanti.
Sono anche il Direttore della ricerca per il Dipartimento di Oftalmologia e Scienze Visive, quindi c’è un certo grado di lavoro amministrativo.
Infine, insegno agli specializzandi in Oftalmologia e dottorandi dei Dipartimenti di Scienze di base.
D: Quali sono i progetti in fase di attuazione e i futuri obbiettivi che si propone? Gli studi sul glaucoma, che tanto la vedono coinvolto, quali significative novità apporteranno nel prossimo futuro?
R: I miei attuali progetti di ricerca clinica si concentrano sulla diagnostica per l’individuazione efficiente del glaucoma e della sua progressione, utilizzando strumenti di perimetria e di imaging.
Gli scopi di questo lavoro, infatti, non sono necessariamente quelli di rilevare i cambiamenti più precoci, ma di rilevare questi cambiamenti in modo efficiente entro i limiti dei vincoli pratici ed economici che ad oggi sono posti ai clinici. Il mio obiettivo è sempre quello di mantenere la mia ricerca su un piano pratico, con la speranza che le risorse vengano utilizzate in maniera razionale. Sono anche sempre più coinvolto nell’imaging di singole cellule gangliari retiniche nel glaucoma sperimentale e spero che un giorno queste tecniche diventino una realtà nella pratica clinica.
D: Come è organizzata l’Oftalmologia in Canada? Qual è il percorso formativo per diventare oftalmologi e ricercatori? È possibile conciliare una carriera da clinico e da ricercatore?
R: In tutto il Canada ci sono 15 Università che offrono in totale circa 35 posti per specializzandi all’anno. Dopo aver superato gli esami del “Royal College of Physicians and Surgeons”, gli oftalmologi appena qualificati possono esercitare negli ospedali, nelle cliniche o proseguire la loro formazione tramite fellowship. In generale, non esiste un’Oftalmologia di tipo privato in Canada e le singole province coprono la richiesta di assistenza sul territorio attraverso i loro specifici programmi di assistenza sanitaria. Solitamente, coloro che vogliono dedicarsi alla clinica in ambito accademico hanno una formazione aggiuntiva che ottengono tramite una fellowship dopo la specializzazione, e trovano facilmente posto negli ospedali universitari. Come in tutto il mondo, è una sfida bilanciare la carriera per dedicare la stessa quantità di tempo al lavoro clinico e alla ricerca, ma ci sono molti casi che dimostrano come sia possibile riuscire con successo in entrambi i campi.
D: Cosa pensa dell’intelligenza artificiale e della telemedicina? Come vede il futuro dell’Oftalmologia? Saremo ancora pienamente artefici delle nostre decisioni cliniche o condizionati in qualche modo dalle nuove tecnologie?
R: Sono molto entusiasta del ruolo dell’intelligenza artificiale in Oftalmologia, nella medicina e in molti aspetti della vita quotidiana nel prossimo futuro. Anche se sono personalmente molto coinvolto in questa ricerca, vedo comunque i benefici oggettivi che può portare alla cura clinica e che possono applicarsi anche nella telemedicina.
Tuttavia, al punto in cui siamo oggi, non sono convinto che l’intelligenza artificiale possa funzionare indipendentemente dai clinici.
L’intelligenza artificiale va considerata come uno strumento, così come un tonometro o un dispositivo di imaging. A differenza di questi però, l’intelligenza artificiale può essere usata come uno strumento a più livelli in grado di analizzare e forse interpretare grandi quantità di dati, ma in definitiva penso che sarà ancora il clinico a fare le scelte finali. Anche se ne sono entusiasta, spero comunque che non diventiamo compiacenti verso l’intelligenza artificiale, facendo un eccessivo affidamento su di essa per le nostre decisioni.
D: Ai giovani medici che intraprendono la strada dell’Oftalmologia quale messaggio si sente di trasmettere? Per diventare “leader” qual è la strada più opportuna da percorrere? Ci sono oggi nuovi e più difficili ostacoli da affrontare?
R: Il mio messaggio più importante è che dovreste essere fedeli a voi stessi. Dovreste perseguire ciò che volete e non ciò che ci si aspetta da voi, o ciò che ritenete sia giusto per voi anche se non vi sentite di perseguire quel percorso. Non tutti sono adatti ad essere il chirurgo più abile o il ricercatore più prolifico. Se sentite di poter fornire il vostro miglior contribuito diventando un eccellente clinico, dovreste perseguire quella strada e non essere coinvolti in attività che non vi interessano o verso le quali vi sentite meno motivati. Ci sono diversi tipi di leader e c’è spazio per tutti.
Amedeo Lucente
Fonte: OftalmologiaDomani.it