Le tecniche standard e quelle più innovative per trattare la malattia, spiegate in questa intervista da Francesco Oddone della Fondazione G. B. Bietti di Roma

Cronica, progressiva ed irreversibile. La malattia del glaucoma è caratterizzata da un danno delle cellule del nervo ottico, ed è correlata a un aumento della pressione dell’occhio e un peggioramento del campo visivo. Intercettare l’insorgenza della patologia e intervenire è dunque necessario. Sebbene esistano strumenti di diagnosi innovativi, “l’inquadramento del glaucoma può essere effettuato ancora oggi attraverso le tecniche standard cliniche”, spiega nella video intervista Francesco Oddone, medico chirurgo specialista in oculistica, responsabile dell’Unità operativa glaucoma della Fondazione G. B. Bietti di Roma.

Nel caso in cui però il quadro diagnostico sia dubbio, la tecnologia arriva in soccorso con test specifici, come per esempio l’esame di imaging del nervo ottico o delle fibre nervose.

“Uno dei campi di applicazione delle tecnologie – prosegue Oddone – è rappresentato dall’ipertensione oculare, riscontrata nel paziente a fronte di esami normali. In questi casi, quando vi è un dubbio diagnostico sulla malattia, entra in gioco l’imaging”.

Dopo un periodo di stallo di anni, anche nel trattamento del glaucoma si stanno affacciando terapie innovative. Una novità importante è rappresentata dall’introduzione della classe farmacologica degli inibitori delle Rho-chinasi che permettono di ridurre la pressione intraoculare.

“Dal punto di vista chirurgico – aggiunge Oddone – vi è senz’altro l’introduzione delle M.I.G.S. (minimally invasive glaucoma surgeries). Anche se tali tecniche proliferano, è ancora da chiarirne l’indicazione, dal momento che sembra non abbiano una efficacia comparabile alla metodica tradizionale dal punto di vista della ipotonia oculare. In Italia, inoltre, nel setting assistenziale pubblico dobbiamo ancora razionalizzare e inquadrare queste metodiche sul piano dei costi”.

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