Gli ingredienti irrinunciabili nel rapporto con i medici all’inizio del percorso di crescita professionale, sono descritti dai protagonisti in questa videointervista doppia
La componente della passione verso la professione sanitaria è un ingrediente fondamentale del rapporto fra medico e paziente che non va tralasciata, anzi, va coltivata e trasmessa da tutor a specializzando, sin dal periodo di formazione. A parlarne, in questa doppia intervista, è Gloria Gambini, ricercatrice, medico strutturato e tutor presso il Policlinico Agostino Gemelli dell’Università Cattolica del Sacro Cuore di Roma, e Giuseppe Francione, medico in formazione specialistica al terzo anno presso lo stesso Ateneo. “Se non viene insegnato come comunicare con la persona, anche la parte scientifica ne soffre”, commenta Gambini che ricorda come fra gli strumenti più usati ci sia quello dello storytelling: “se ci pensate – continua – la storia è sempre l’elemento che colpisce e rimane di più”.
Altri componenti che non devono mancare nella relazione sono la fiducia reciproca e l’attenzione da parte del tutor ad ascoltare le varie necessità. “Il medico in formazione specialistica è inserito in un percorso ed è importante che abbia una guida”, commenta Francione. Dall’altra parte, occorre per il tutor promettere solo quello che può dare per non rovinare il rapporto: trasmettere e dare fiducia è importante e va di pari passo con l’insegnamento del saper fare ricerca. “È necessario ascoltare tutte le idee, rimanendo liberi dai preconcetti. Non ci deve essere alcuna barriera gerarchica”, sottolinea Gambini. Il giovane medico deve dunque sentirsi parte attiva del processo di scrittura e apprendimento, se non si vuole correre il rischio “che si senta limitato – conclude la dottoressa – e non venga stimolata la ricerca nel nostro settore”.