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FAQ – Occhio Secco

È vero che l’occhio secco è più frequente nelle donne?

È vero, una caratteristica della malattia è che si verifica più frequentemente tra le donne che tra gli uomini, in un rapporto circa di 2:1. Infatti, il sesso femminile è un fattore di rischio significativo per lo sviluppo della malattia. Ma ciò non è esclusivo né sorprendente per la DED poiché le differenze legate al sesso sono presenti in ogni cellula, tessuto e organi del corpo, in gran parte ma non solo correlate alla funzione degli ormoni steroidei.

Quali sono gli altri fattori di rischio della malattia?

Alcuni fattori di rischio nel determinare la malattia sono stati dimostrati con un forte grado di evidenze, in primis l’età avanzata, essere o essere state sottoposte ad una terapia estrogenica postmenopausa, essere portatori di Lenti a contatto, avere subito un intervento di chirurgia rifrattiva. Altri fattori di rischio sono rappresentati da una dieta povera di acidi grassi essenziali omega-3 o con alto rapporto di acidi grassi omega-6 / omega-3, deficit nutrizionale da carenza di vitamina A, avere subito un trapianto di cellule staminali emopoietiche, essere stati sottoposti ad un trattamento di radioterapia, assumere alcuni farmaci topici (come ad esempio gli anti istaminici). Farmaci antidepressivi, antipsicotici, ansiolitici, diuretici e betabloccanti rappresentano fattori di rischio per l’insorgenza della DED, con un grado di evidenza meno forte dei precedenti.

Il rischio di sviluppare la DED aumenta se il paziente soffre di altre patologie, in particolare quelle autoimmuni quali la Sindrome di Sjögren, Artrite reumatoide, Lupus, Sclerodermia.
Disturbi irritativi oculari sono spesso riportati negli studi epidemiologici riguardanti gli ambienti chiusi, in particolare uffici ove si svolgono attività che richiedono grande impegno visivo. La secchezza dovuta a iper-evaporazione lacrimale può essere causata da ambienti a basso tasso di umidità, dalle temperature eccessivamente alte della stanza, dalla velocità di ricambio dell’aria, dalla diminuzione della frequenza dell’ammiccamento davanti agli schermi dei pc, dalla scarsa qualità dell’aria.

Esistono malattie che producono occhio secco?

Il rischio di sviluppare la DED (Dry Eye Desease – occhio secco) aumenta in maniera considerevole se il paziente soffre di malattie sistemiche. In particolare quelle su base autoimmune quali la Sindrome di Sjögren, l’Artrite reumatoide, il Lupus eritematoso sistemico, la Sclerodermia, oppure le patologie legate a disfunzioni della tiroide.
Anche condizioni patologiche di carenza vitaminica quali l’ipovitaminosi A possono causare insorgenza di DED.
Tra le patologie oculari, causa scatenante possono essere le congiuntiviti, anche quelle su base allergica.

Lavoro molte ore al computer… mi verrà l’occhio secco?

La DED (Dry Eye Deseas) è oggi considerata un problema globale, in crescita e spesso innescato da abitudini e stili di vita.
TFOS ha avviato nel 2021 una taskforce internazionale per affrontare le malattie della superficie oculare trattandola come una epidemia causata da stili di vita da correggere. E cosa c’è di più frequente nella nostra vita dell’utilizzo non solo di computer ma anche di tablet, cellulari, televisioni, monitor e sempre in età più precoce?

Quindi tutti rischiamo di avere l’occhio secco?

Chi utilizza dispositivi digitali ha una frequenza di battito di ciglia ridotta e spesso incompleta, eventi che purtroppo contribuiscono alla evaporazione delle lacrime dalla superficie oculare con un ritmo più accelerato, contribuendo così alla loro instabilità. Questa modificazione delle lacrime rappresenta un innesco per sintomi iniziali di secchezza oculare, e quindi di sviluppo delle DED.

Lavoro in un open space: è un problema per i miei occhi?

Per ottimizzare gli spazi e aumentare le interazioni comunicative tra dipendenti, molte aziende hanno implementato la progettazione di questi ampi locali in cui le persone lavorano separate solo da basse paratie e non da muri.
Di per sé lavorare in un open space non è un problema. Le condizioni ambientali di ricircolo di aria, di qualità di illuminazione, posizione delle postazioni di lavoro, sistemi di riscaldamento o condizionamento devono essere ottimali. Così come il grado di umidità per assicurare il benessere dei lavoratori, obiettivo primario per l’azienda e sancito dalle vigenti normative.
Il problema può nascere semmai dalla eterogeneità delle esigenze di tante persone che condividono il medesimo ambiente, e non è sempre fattibile creare condizioni microambientali variabili, per andare incontro alle specifiche esigenze di ognuno.

Se dopo alcune ore di lavoro al pc gli occhi diventano rossi e bruciano. Cosa fare?

In assenza di difetti visivi non corretti o mal corretti, l’iperemia congiuntivale, o occhio rosso, è un indice di affaticamento visivo e segnala che al nostro occhio serve una pausa.
Per i videoterminalisti la normativa italiana stabilisce che si debba disporre di una pausa di un quarto d’ora ogni 2 ore di lavoro al pc. La vista deve riposare e in questo modo si evita che possano insorgere danni nel lungo periodo. Pause frequenti sono comunque buona norma per tutti coloro che utilizzano il pc al lavoro per molte ore, e a seguire altre ore al cellulare per attività di comunicazione sociale e visione di foto o filmati.

I dispositivi come PC, Smartphone, Tablet, hanno dei sistemi di protezione?

Gli schermi dei dispositivi emanano una luce a particolare lunghezza d’onda ed alta energia (la così detta luce blu, molto vicina per caratteristiche a quella dei raggi UV). Guardare fisso per molte ore uno schermo che emana luce blu può generare affaticamento visivo e arrossamento. Intendiamoci, la quantità di luce blu emessa giornalmente da uno schermo del pc cui i nostri occhi sono esposti è 30 volte di meno rispetto a trascorrere un’ora all’aperto in una normale giornata nuvolosa. Tuttavia, anche se tale rapporto di causa effetto è da chiarire ulteriormente sul piano scientifico, questi sintomi non sono da sottovalutare e se si ripetono continuativamente è opportuno sottoporsi ad una visita specialistica, evitando autodiagnosi e autoprescrizioni, magari trovati su internet.

Mi sveglio la mattina con occhi appiccicati e sporchi… è un problema?

Al risveglio gli occhi devono essere puliti o al massimo presentare qualche crosticina alla base delle ciglia dovute al seccarsi della secrezione lacrimale durante la notte. Avere occhi lievemente appiccicati e con modiche secrezioni all’angolo interno è comunque abbastanza normale. Queste secrezioni si formano specialmente durante il sonno e derivano da desquamazione della cute mischiata a secrezione ghiandolare e a evaporazione delle lacrime.
Diverso è il caso di occhi decisamente sporchi di muco, appiccicati e pieni di secrezioni al mattino. Questo è un fenomeno da tenere sotto controllo, in particolare nei bambini, perché possono rappresentare il segno di una congiuntivite in corso. Se il problema persiste dopo tre/quattro giorni di lavaggi e rimozione della secrezione è opportuno sottoporsi ad una visita specialistica, evitando autoprescrizioni.

Quando sono al parco o in campagna ho prurito e occhi rossi. Cosa mi succede?

Le condizioni di aria e vento dei luoghi aperti può determinare l’insorgenza di una DED (Dry Eye Desease), anche se la sintomatologia descritta ed i luoghi in cui si manifesta sono suggestivi di una patologia su base allergica.
Se il problema si presenta continuativamente, è opportuno procedere con approfondimenti che possono essere indicati in prima istanza anche dal proprio Medico Curante. Il Medico Oculista valuterà la presenza di segni clinici per diagnosticare la malattia che sta alla base del disturbo e impostare la corretta terapia.

Uso spesso gocce al cortisone, ho grande sollievo. Continuo?

L’espressione “spesso” è impropria se si parla di una terapia farmacologica.
Tutti i farmaci, compreso i colliri a base di cortisone, sono prescritti da un Medico che ne raccomanda l’utilizzo per quanto riguarda il dosaggio e la durata di terapia. Continuare in autonomia oltre il tempo indicato senza avere nuovamente consultato il Medico ed acquisito il suo parere è da evitare assolutamente.

Ho sentito parlare di fazzolettini per pulire gli occhi…

Assicurare ai propri occhi la massima igiene è molto importante. Non toccarsi mai gli occhi con le mani è stata una tra le raccomandazioni più sottolineate durante la recente emergenza pandemica da COVID-19, poiché si può veicolare con estrema facilità non solo l’infezione da coronavirus, ma tutti i microorganismi ed agenti patogeni in generale.
Utilizzare una garza pulita, meglio se sterile, imbibita di acqua o soluzione fisiologica per detergersi bene ad occhi chiusi è una buona abitudine.
I fazzolettini per pulire gli occhi che sono in commercio in confezioni monouso vanno in questa direzione. Sono più comodi nell’impiego quotidiano, specie quando si è fuori casa.

Alla sera dopo essermi struccata vedo le palpebre rosse. Che fare?

Una modesta iperemia delle palpebre dopo uno sfregamento meccanico, così come è implicito che succeda durante le fasi di struccamento, è nella norma.
La raccomandazione primaria riguarda l’utilizzo di prodotti garantiti sotto il profilo della sicurezza, che la normativa EU vigente garantisce poiché ne regolamenta la formulazione e l’etichettatura. Si tratta di un settore soggetto a stringente controllo, che impone rigorose valutazioni di sicurezza dei prodotti prima della loro immissione in commercio.

Molteplici sono i prodotti che possono venire a contatto con le strutture della superficie oculare, ed interferire con l’omeostasi del film lacrimale, da quelli di make-up degli occhi – eyeliner e mascara -, che vengono applicati in prossimità delle ghiandole di Meibomio e della superficie oculare, ad altri comunemente utilizzati quali creme, correttori e ombretti, che vengono applicati direttamente sulle palpebre e possono essere assorbiti attraverso la delicata cute palpebrale.
Se dopo qualche minuto dalla procedura di struccamento il rossore perdura, e per più giorni di seguito, la prima indicazione è di sospendere l’applicazione di trucchi direttamente sulle palpebre. Se il problema non rientra, è necessario recarsi dal Medico Oculista che potrà diagnosticare clinicamente la natura del rossore.

A cura di
Prof.ssa Piera Versura – Tear Film & Ocular Surface Society

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L’analisi di Massimo Accorinti, Centro Uveiti Azienda Ospedaliero-Universitaria Policlinico Umberto I di Roma