Meglio la tradizione o l’innovazione tecnologica? Nella chirurgia della cataratta, tutte le metodiche finora applicate presentano un buon livello di efficacia, ma alcune in particolare sono in grado di ridurre le possibili complicanze.
Uno studio, condotto da Charles Anthony Martorana, responsabile dell’Unità operativa complessa di oculistica dell’Ospedale San Giovanni di Dio di Agrigento e della Unità operativa dell’Ospedale Giovanni Paolo II di Sciacca, ha confrontato l’utilizzo del laser a femtosecondi con la tecnica più tradizionale della facoemulsicazione.
Il gruppo di specialisti ha selezionato 400 pazienti pronti all’intervento di cataratta e impianto di lenti intraoculari (IOL). Fra le informazioni considerate, vi è stata l’esperienza dei chirurghi sulla base del numero degli interventi eseguiti. I dati sono stati confrontati considerando la durata, il consumo di soluzione salina bilanciata e dell’astigmatismo indotto chirurgicamente e sono stati riportati in un articolo pubblicato su “Oftalmologia Domani”. Nel descrivere i risultati, in questa intervista il dottor Martorana sottolinea la maggiore sicurezza rilevata nella femtocataratta.
Dottore, nello studio paragonate due tecniche per intervenire sulla cataratta: quella tradizionale, la facemulsicazione, e quella più recente, la femtocataratta. Quali sono le differenze?
La tecnica tradizionale implica l’uso di energia di un macchinario che consente di frantumare il cristallino e di aspirarlo. Con l’introduzione del femtolaser, ciò che cambia è la frammentazione e la creazione della capsula che risultano più precise, anche perché è possibile scegliere la posizione e le dimensioni delle incisioni. Tutte le tecniche chirurgiche per la cataratta sono efficaci per restituire al paziente una buona capacità visiva, ma stiamo lavorando per migliorare il profilo di sicurezza. Il laser a femtosecondi ci consente di farlo e di limitare alcune complicanze tipiche dell’intervento manuale, come le rotture capsulari e la fuga della ressi che sono quasi inesistenti con il laser.
Nello studio scrivete che la femtocataratta è poco influenzata dall’esperienza del chirurgo, a differenza della tecnica tradizionale.
Con la femtocataratta si standardizzano i risultati e si permette a tutti i chirurghi di effettuare gli interventi. In un altro studio che stiamo conducendo, inoltre, i dati mostrano una riduzione delle complicanze intraoperatorie, delle fughe della ressi, delle rotture capsulari e in generale una gestione migliore perché, tramite il laser a femtosecondi, è quasi sempre possibile impiantare il cristallino artificiale. Con questa tecnica, abbiamo una minore dipendenza dall’esperienza dell’operatore. Si potrebbe infatti dire che il laser porti a far diventare senior i chirurghi. Ci sono alcune fasi dell’intervento, come la divisione del cristallino in quadranti, che viene fatta dal laser che riduce la quantità di energia consumata, la durata dell’intervento e la quantità di cellule endoteliali.
Fra i risultati che emergono, c’è il consumo di soluzione salina bilanciata (BSS) minore nei pazienti sottoposti a femtocataratta rispetto quelli che effettuano la facemulsicazione tradizionale. Perché guardiamo a questo elemento?
Minore soluzione in camera anteriore significa un ridotto traumatismo per l’iride, la cornea e le strutture intraoculari.
Altra conclusione a cui giungete è che l’astigmatismo indotto dalla chirurgia (SIA) nei due casi è praticamente sovrapponible. Qual è la possibile spiegazione?
Il dato ci ha sorpreso. Ci aspettavamo di avere un valore più alto nei pazienti che effettuavano i tagli a femtosecondi rispetto ai tagli secondo la metodica tradizionale. Credo che il buon esito dipenda dall’expertise dei nostri key operator, i tecnici del laser che gestiscono la macchina e riescono a effettuare le incisioni molto simili a quelle del chirurgo.
Un limite dello studio sono le dimensioni e i criteri di ammissione molto restrittivi per i quali è difficile valutare l’impatto di questi dati sulla qualità della vita dei pazienti. State pensando di svolgere un’indagine multicentrica?
Ci stiamo lavorando. Stiamo cercando di trovare altre unità operative che abbiano lo stesso tipo di laser per allargare l’osservazione, ad esempio, abbiamo contattato un centro in Repubblica Ceca che svolge 4mila interventi l’anno mentre noi 6mila.