La cataratta è un’opacizzazione della lente naturale dei nostri occhi, il cristallino, collocata tra l’iride e il corpo vitreo (sostanza gelatinosa che riempie il bulbo oculare). Essa è dovuta a modificazioni nella composizione chimica del cristallino (principalmente ossidazione delle sue proteine), che comportano una riduzione della sua trasparenza.
La malattia produce l’opacamento del cristallino che progressivamente impedisce alla luce di raggiungere la retina ostacolando, così, la vista. La scelta stessa del termine “cataratta” deriva da un’antica parola greca che significa cascata, discesa di un velo dall’alto ad indicare, appunto, la progressiva opacizzazione nella visione delle immagini (si riferivano a quelle del Nilo).
Man mano che la malattia progredisce, la pupilla perde il suo colore nero, assumendo un colore grigiastro sempre più evidente. La funzione del cristallino, simile a quella dell’obiettivo in una macchina fotografica, consiste nel permettere il passaggio dei raggi luminosi e nella regolazione della messa a fuoco delle immagini sulla retina. Per svolgere la sua funzione, il cristallino deve essere assolutamente trasparente ed elastico.
La cataratta è una malattia che tende a svilupparsi in modo graduale in uno o in entrambi gli occhi: in una prima fase non crea particolari problemi alla vista; successivamente, invece, inizia a comprometterla. In un occhio colpito da cataratta, il cristallino, divenuto opaco, arresta e riduce il passaggio dei raggi luminosi compromettendo la visione in modo significativo e rendendo le immagini opache, nebbiose e confuse.
La cataratta colpisce indistintamente uomini e donne ed è una malattia che si sviluppa nel tempo (progressiva). È molto comune, non contagiosa, non dolorosa, non irritante per gli occhi e non si verifica a causa di un loro affaticamento prolungato. In assenza di specifiche cure e nei casi più gravi, però, può causare cecità. Secondo l’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) è la principale causa al mondo di cecità, quasi sempre curabile, e di disturbi della vista, specie nel terzo Mondo.
Comunemente, la cataratta tende a colpire più della metà delle persone anziane oltre i 65 anni (cataratta senile) ma, se sono presenti dei fattori genetici, può anche verificarsi dopo la nascita o nei primissimi anni di vita (cataratta congenita) a seguito di una lesione all’occhio (cataratta traumatica), oppure per l’assunzione prolungata di farmaci, soprattutto cortisonici (cataratta da farmaci). Anche il diabete, il fumo, alcuni altri farmaci e una dieta squilibrata possono predisporre le persone alla cataratta. Inoltre, le possibilità di ammalarsi aumentano se si hanno familiari che hanno avuto la cataratta o se in passato si è già stati colpiti dalla malattia ad un occhio.
La cataratta può svilupparsi anche nei bambini, sebbene si tratti di un’occorrenza molto rara, che affligge solo 3-4 bambini ogni 10 milioni.
Infine, le probabilità che possa manifestarsi la cataratta aumentano in caso di una forte esposizione alle radiazioni (per esempio raggi UV o raggi X) oppure in particolari categorie di lavoratori come, ad esempio, i saldatori e i soffiatori di vetro.
La cataratta si sviluppa nel corso di molti anni e in un primo momento può non causare disturbi (sintomi) evidenti e può passare inosservata. Con il progressivo opacizzarsi del cristallino la vista inizia a diminuire e a risultare offuscata.
Si manifesta, spesso, in entrambi gli occhi anche se ogni occhio può esserne colpito in modo diverso. Chi soffre di questa malattia di solito ha la vista annebbiata, con piccole macchie o chiazze in cui le immagini risultano meno chiare. In fase avanzata, la cataratta può influenzare la capacità di guidare.
I disturbi (sintomi) visivi più frequenti sono:
- visione offuscata o doppia;
- difficoltà a vedere in penombra o in luoghi molto luminosi (fotofobia);
- sensazione di facile abbagliamento;
- difficoltà nel distinguere i colori che possono sembrare sbiaditi o meno chiari;
- tendenza ad una visione con sfumature di colore giallo o marrone;
- visione di aloni (cerchi di luce) intorno alle luci come, ad esempio, i fari delle auto o le illuminazioni stradali;
- difficoltà nella lettura;
- necessità di cambiare con frequenza la prescrizione degli occhiali da vista;
- cambiamento nel colore della pupilla che da nera può, nel tempo, apparire giallastra o addirittura bianca (cataratta ipermatura).
Per verificare la presenza della cataratta lo specialista effettuerà diversi esami diagnostici volti a stabilire il grado di opacità del cristallino.
Gli esami più diffusi per diagnosticare la cataratta sono: l’esame biomicroscopico con lampada a fessura e la valutazione completa della refrazione e dell’acutezza visiva.
Dopo aver eseguito questi test, possono essere prescritti altri esami in previsione di intervento:
- Ecobiometria (per valutare le caratteristiche delle lenti da inserire al posto del cristallino opacizzato);
- Biomicroscopia dell’endotelio corneale (per valutare le condizioni della cornea e individuare eventuali condizioni che possano aumentare i rischi legati all’intervento);
- Ecografia bulbare (per valutare la morfologia della retina e della cavità interna dell’occhio laddove la cataratta sia talmente grave da non permettere l’esplorazione profonda delle strutture con altri esami);
- Eventuali esami retinici (fluorangiografia – tomografia OCT);
- Topografia e tomografia corneale (per determinare lo spessore e la forma della cornea, la lente più importante dell’occhio);
- Valutazione della motilità con visita ortottica.
Allo stato attuale non esiste un trattamento medico o farmacologico valido per prevenire o evitare la formazione della cataratta. Essa può essere quindi solo asportata con un intervento chirurgico. Sarà il medico oculista a valutare se e quando fare l’intervento.
La decisione di eseguire l’intervento chirurgico dipende da molti fattori.
L’intervento in ogni caso non va ritardato molto: la cataratta a lungo andare può danneggiare l’occhio, e riducendo ulteriormente la capacità visiva aumenta di conseguenza il rischio di minor autonomia personale negli atti quotidiani, in particolare per le persone anziane.
Solitamente la cataratta viene operata un occhio per volta e si opera per primo l’occhio con l’opacità più avanzata, in modo da conservare la visione dell’altro occhio per il periodo successivo all’intervento; dopo qualche giorno o qualche settimana è bene operare il secondo occhio. Naturalmente la visione migliora una volta operati entrambi gli occhi: aumenta il senso di profondità, la valutazione delle distanze e la percezione dei colori. Migliora la capacità di lettura e l’equilibrio visivo e non solo.
Per rimuovere la cataratta si utilizza la tecnica della facoemulsificazione, frantumazione del cristallino dentro l’occhio con suo lavaggio e aspirazione attraverso una incisione di 2,5 mm. L’intervento è di tipo ambulatoriale e il paziente torna a casa poco dopo.
Dopo l’intervento chirurgico, il paziente potrà avere difficoltà visive, fotofobia, cefalea e lacrimazione, sintomi che si attenuano progressivamente con il passare dei giorni. Durante la prima settimana post-intervento è necessario astenersi dalla guida di veicoli e indossare degli occhiali da sole quando si è in presenza di fonti luminose.
A cura di
Dott. Vittorio Picardo – EyesON