Approfondimento del Professor Emilio Pedrotti, responsabile del Centro di patologia corneale e superficie oculare dell’Università di Verona
Sull’utilizzo delle cellule staminali l’oculistica la fa da padrona insieme all’ematologia nella reale applicazione clinica.
“Nell’occhio in particolare – spiega il Prof. Emilio Pedrotti, Docente e Responsabile del Centro di patologia corneale e della superficie oculare dell’Università di Verona – le staminali si trovano nella periferia della cornea e sono come un “salvagente” che salva la cornea stessa, in particolare l’epitelio corneale. Quelle che si trovano nei due occhi sono generalmente uguali. In caso di problemi bilaterali, in persone a cui manca la vista, c’è poi anche la possibilità di prendere le staminali da un donatore consanguineo, un fratello in particolare che è quello col corredo genetico più simile”.
Si è in grado di curare così malattie dei bambini come l’aniridia, una patologia genetica rara che colpisce l’occhio, caratterizzata dalla formazione incompleta dell’iride (la parte colorata dell’occhio che circonda la pupilla).
L’occhio poi, ricorda l’esperto, è stato il primo terreno di applicazione del laser nella pratica clinica medica. Quelli di ultima generazione danno molta sicurezza, sono impiegati per diverse patologie: una cosa forse meno nota è che sono utili, accettando alcuni compromessi, anche per la presbiopia.