Un futuro fatto di lenti ibride, che da un lato compensino le perfomances non del tutto soddisfacenti di quelle Edof (Extended Depth Of Focus) da vicino, e dall’altro i problemi che possono verificarsi con le lenti multifocali, i cosiddetti fenomeni disfotoptici (aloni, abbagliamento ndr).
Ad introdurci in un approfondimento sulla chirurgia della cataratta è il Prof. Scipione Rossi, Direttore UOC Oftalmologia e Microbiologia Oculare, Ospedale San Carlo di Nancy di Roma, e membro del Consiglio Direttivo dell’AICCER, Associazione Italiana della Chirurgia della Cataratta e Refrattiva.
L’esperto spiega che le lenti Edof, cosiddette a profondità di fuoco, consentono di vedere bene da lontano e a distanza intermedia, mentre per guardare da vicino non risultano soddisfacenti. Hanno però il vantaggio di essere molto performanti e di avere scarsi fenomeni disfotoptici (aloni, abbagliamento ndr), che sono un po’ il punto debole delle lenti multifocali.
Le aziende si stanno orientando verso una forma ibrida, in modo da poter avere pochi disturbi disfotoptici ma vedere bene da tutte le distanze. Questo potrebbe essere il futuro dei cristallini artificiali o delle lenti intraoculari.
Un altro aspetto sono le lenti Iol toriche, una sicurezza nelle mani dell’oculista. Per poterle impiantare è necessaria una diagnostica importante e sofisticata e anche dei sistemi chirurgici per poterla allineare nella maniera corretta. Grazie a queste lenti, un prodotto attualissimo, è possibile correggere un astigmatismo preesistente negli occhi dei pazienti con cataratta.
Il laser cosiddetto di ultima generazione a femtosecondi, invece, è uno strumento costoso, mentre i rimborsi per l’intervento di cataratta sono rimasti invariati: ecco quindi il motivo per cui questa tecnologia non ha avuto uno sviluppo nelle strutture pubbliche. Dovrebbe invece averlo e dovrebbe essere indispensabile nelle strutture universitarie dove si formano i giovani chirurghi che dovrebbero imparare a usare anche questa tecnologia.