Glaucoma: contrastare l’epidemia con la prevenzione

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La percezione della gravità della malattia è sottostimata in Italia, come spiega il professor Alberto Izzotti, ordinario di igiene e medicina preventiva dell’Università di Genova, nonostante il numero dei nuovi casi cresca ogni anno del 3-5%

 

Le malattie cronico-degenerative in una popolazione dalla lunga aspettativa di vita come quella italiana rappresentano un vero problema di sanità pubblica. “Pensiamo ad esempio agli incidenti stradali causati dalla patologia glaucomatosa non diagnosticata”, per le importanti alterazioni del campo visivo, spiega in questa video intervista Alberto Izzotti, ordinario di igiene e medicina preventiva, direttore della scuola di dottorato in Scienze della Salute presso l’Università di Genova e direttore della unità operativa complessa di Prevenzione dei tumori Irccs ospedale San Martino.

È dunque importante fare prevenzione nei confronti di una malattia dalla quale non si può guarire, ma solo intervenire per rallentarne l’evoluzione e il conseguente danno funzionale.

“Per la prevenzione primaria – afferma il professore – si è aperta da poco la prospettiva dei colliri antiossidanti che proteggono il trabecolato dalla progressione del danno ossidativo”.

La prevenzione secondaria è rappresentata invece dalla diagnosi precoce di questa malattia che si basa principalmente sulle alterazioni prodotte nel campo visivo del paziente, talora differenti tra i due occhi.

Ad oggi in Italia “non è previsto uno screening – sottolinea l’esperto – inserito negli attuali Livelli essenziali di assistenza (Lea), nonostante si stimino in quasi 2 milioni le persone affette da glaucoma, a cui andrebbero aggiunti tutti i familiari a rischio”.

Per prevenzione terziaria, infine, si intende la presa in carico da parte dell’oculista del paziente con diagnosi già conclamata di questa importante malattia, per rallentarne l’avanzamento effettuando gli interventi terapeutici opportuni (farmacologici, laser o chirurgici) atti a contrastare l’evoluzione della malattia. Il glaucoma da qualche tempo viene affiancato alle malattie degenerative neurologiche, come ad esempio Alzheimer e Parkinson. “Oggi è chiaro che il danno ossidativo è un meccanismo patogenetico comune a tutte queste patologie e con l’allungamento della aspettativa di vita vediamo un aumento dell’incidenza della patologia glaucomatosa”. La percezione della gravità di questa epidemia di glaucoma è molto sottostimata, sia dai pazienti sia dal Servizio sanitario nazionale: “è necessario – ribadisce Izzotti – aumentarne la conoscenza. Ogni anno il numero dei casi cresce del 3-5%, dobbiamo quindi concentrarci sulla prevenzione primaria che è l’unica strada per contrastare l’epidemia in modo efficace”.

Il tutto con una vantaggiosa ricaduta, non solo in termini economici ma anche di gestione della malattia da parte del SSN.

Da non sottovalutare anche il ritorno sociale per la possibilità di avere un minor numero di persone ipovedenti, o comunque con danni morfo funzionali irreversibili, che molto spesso interferiscono con la vita professionale e di relazione dei pazienti, con possibili ampie conseguenze.

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