Le indagini di un poliziesco e quelle alla base della professione medica hanno dei punti in comune. Li spiega in questa intervista Cristina Cassar Scalia, autrice dei romanzi della serie del vice questore “Vanina” Guarrasi
Il più famoso è sir Arthur Conan Doyle, il “papà” di Sherlock Holmes, ma non sono pochi gli scrittori che conservano nel cassetto una laurea in medicina. Fra le scrittrici italiane, che uniscono la professione di oculista alla scrittura, c’è Cristina Cassar Scalia, autrice dei romanzi della serie del vice questore Giovanna Guarrasi, detta Vanina.
In questa video intervista, la dottoressa spiega di possedere una doppia anima: “Non mi sento – racconta – né più scrittrice né più oculista. Cerco di mantenere entrambi gli aspetti della mia vita, senza che nessuno superi l’altro”. Cassar Scalia confessa pure come, per chi svolga la professione medica, sia più facile trovare suggerimenti dalla realtà. “I medici hanno un vantaggio – riconosce –, si trovano davanti tutti i giorni i pazienti con cui non è possibile avere un rapporto superficiale. Rappresentano – osserva — una galleria di potenziali personaggi. E poi ho trovato molte analogie fra il meccanismo delle indagini poliziesche e quello alla base delle indagini medici, sono due mondi molto più simili di quello che si direbbe”. Anche l’essere siciliana ha aiutato l’autrice: “Senza la Sicilia, metà libro non ci sarebbe. Mi piace raccontare la sfumatura linguistica delle diverse ‘Sicilie’”.
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