Chirurgia del glaucoma: esperti a confronto

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Glaucoma, la chirurgia italiana è al passo con i tempi

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Giornata Mondiale della Vista a cura di IAPB Italia ETS

Glaucoma: passato, presente e futuro

La parola al Prof. Giorgio Marchini, Presidente S.I.GLA.
La moderna viscocanaloplastica e la trabeculectomia: due valide strade chirurgiche, da considerare quando si sceglie la metodica adeguata al caso

  

Due approcci chirurgici differenti per intervenire sul glaucoma, posti a confronto uno con l’altro, sono al centro dell’intervista a Gianluca Capello, medico oculista AULSS 2 Marca Trevigiana ospedale Ca’ Foncello di Treviso, e ad Antonio Marino, direttore dell’unità operativa complessa di oftalmologia presso l’Azienda ospedaliera di rilievo nazionale di alta specializzazione Garibaldi-Nesima di Catania, raggiunti a margine del XX congresso nazionale della Società italiana di glaucoma (S.I.GLA.).

Il dottor Capello si dice più orientato verso la viscocanaloplastica, una tecnica non invasiva ma che richiede strumenti all’avanguardia e manualità chirurgica. Nei casi selezionati, “la viscocanaloplastica – spiega Capello – permette di superare i blocchi naturali del flusso dell’umor acqueo con un micro catetere di 200 micron ed aprire un piccolo varco”. Il dottor Marino, invece, è sostenitore della trabeculectomia, una metodica più tradizionale, che tuttavia non pone in alternativa: “le due tecniche – afferma – hanno uno spazio specifico per il trattamento dei glaucomi. Certamente la trabeculectomia resta il gold standard per ridurre la pressione oculare”.

Un capitolo a parte lo occupano i costi: la spesa per i device utilizzati per la viscocanaloplastica sono infatti elevati così come per l’intervento nel suo complesso: “è una difficoltà – dichiara Capello – di cui teniamo conto in ospedale. Per noi chirurghi è significativo che le aziende mettano a disposizione gli strumenti, sta a noi, poi, in base all’esperienza, scegliere l’intervento più adeguato”. I casi di glaucoma da operare con i diversi approcci vengono attentamente valutati, in considerazione dei rischi e della spesa per i device, ma “c’è da dire – evidenzia Marino – che nell’ultimo decennio, vista l’esperienza fatta, si preferisce la chirurgia alla farmacologia”.

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