Diagnosi accuratissime e miglioramento del management sono alcuni dei benefici promessi dalle nuove tecnologie. Impossibile però eliminare il rapporto fra medico e paziente
Difficile trovare una branca della medicina in cui l’intelligenza artificiale non sia stata impiegata per individuare soluzioni innovative. Fra queste, l’oculistica non fa eccezione, tant’è che anche in questo settore le possibilità sembrano illimitate. A dimostrarlo sono le numerose pubblicazioni e applicazioni che in questi anni si sono moltiplicate, come la classificazione delle malattie più rare o l’utilizzo nell’assistenza e nel management dei pazienti affetti da endoteliopatia corneale, la più frequente forma di distrofia corneale posteriore. Addirittura, per il cheratocono, una malattia degenerativa della struttura della cornea, l’intelligenza artificiale viene impiegata al fine di analizzare le topografie ottenendo ottimi risultati e una accuratezza diagnostica senza precedenti che consente un accesso alle più rapido alle cure.
“C’è da dire che l’espansione dell’intelligenza artificiale sarà strettamente correlata all’adozione degli algoritmi all’interno dei nostri device, sulla base dell’integrità della ricerca scientifica”, afferma in questa intervista il Dottor Andrea Taloni, Dipartimento di Oftalmologia dell’Università Magna Graecia di Catanzaro, che sottolinea come però la tecnologia sia ancora immatura nell’oculistica, così come in altre specialità. “L’intelligenza artificiale – aggiunge – non sostituisce il rapporto fra il medico e il paziente che resta fondamentale. Penso però che in futuro, così come è avvenuto con l’uso di internet per le aziende, i medici che useranno l’intelligenza artificiale sostituiranno quei medici che non la useranno”.
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